Parte II
Il destino di Les Riceys
Il destino di Les Riceys è strettamente legato alla coltivazione della vite. Nel corso dei secoli, il faticoso lavoro degli uomini ha modellato il paesaggio, addomesticando i pendii delle colline e utilizzando le loro pietre per costruire le case del villaggio e, in seguito, le “cadole”, caratteristiche capanne di pietra, in mezzo alle vigne. Gli uomini della proprietà Alexandre Bonnet, profondamente legati al loro terroir e alla sua storia, coltivano ancora questo rispetto per la natura, con pazienza e umiltà.
La vigna è tutta la mia vita, sono qui sin da quando ero piccolo, conosco il vigneto a memoria. Sono originario di questi luoghi e la natura non ha mai smesso di stupirmi. Bisogna rispettarla per trarne il meglio. Il mio attaccamento alla proprietà è condiviso da tutti coloro che vi lavorano. La maggior parte di loro sono del villaggio o dei dintorni. Tra i nostri lavoratori stagionali abbiamo anche due persone che hanno fatto oltre 40 vendemmie qui!
Didier Mêlé, enologo formatosi a Digione e responsabile dei vigneti della proprietà dal 2000 (sulle orme di Alain Bonnet), è nato a Bar-sur-Seine da genitori viticoltori, ed è cresciuto a Les Riceys.
Dai sentieri dell’ombra alle fontane del Re Sole
Sin dalla creazione del vigneto di Les Riceys, gli abitanti portavano la terra della valle sui pendii attraverso i sentieri. Tornavano al villaggio con le pietre calcaree raccolte nelle vigne. Con queste pietre, poco a poco, sono state costruite le case di Les Riceys. Più tardi, la reputazione dei muratori di Les Riceys ha indotto molti di loro a lavorare alle fondamenta dei bacini che alimentano le fontane di Versailles. Erano soprannominati i “canat”, deformazione della parola “canard”, anatra, poiché sguazzavano costantemente nel fango dei fossati. È allora che avrebbero fatto assaggiare al Re Luigi XIV il vino rosé di Les Riceys, avendone portato con loro una botte. Si dice che il Re abbia particolarmente apprezzato il vino ed è così che la sua reputazione si sarebbe diffusa in tutto il paese.
Le capanne di pietra
Le pietre prelevate sul vigneto, i “murger” in dialetto di Les Riceys, sono servite a costruire le case di Les Riceys. Sono state utilizzate anche per costruire i muretti a secco che delimitano le parcelle e, dal XVIII secolo, le tradizionali “cadole”. Costruite su pianta circolare, alla maniera dei Celti, esse servivano ai vignaioli come riparo dalla pioggia, dal freddo o dal caldo. Le “cadole”, presenti in Champagne unicamente nella regione di Les Riceys, sono state a poco a poco abbandonate verso la fine del XIX secolo, quando i vignaioli, con il cuore pieno di rabbia e in una situazione di grande miseria, hanno dovuto lasciare le vigne, devastate dalla fillossera. Alcune di queste “cadole” sono ancora visibili nella foresta che nel tempo è cresciuta, ricoprendo le parcelle che non sono state ripiantate. Alexandre Bonnet, desideroso di trasmettere questa memoria, ne ha già rinnovate tre attorno alla proprietà.
L’orchidea selvatica e il pettirosso
La diversità e l’estensione del suo rilievo, la configurazione circolare del territorio, da dove si snodano 200 km di sentieri, rendono unico il paesaggio di Les Riceys. Il vigneto è composto da molte collinette che salgono ripide da strette valli. I pendii esposti a sud-sud-est, ove il Pinot Nero si esprime in tutta la sua pienezza, sono chiamati “l’endroit”, il diritto. I pendii opposti, chiamati “l’envers”, il rovescio, sono coronati da piccole conifere. Questo manto silvestre fornisce un’apprezzabile protezione contro le masse di aria fredda. Grazie a un microclima favorevole, il terroir di Les Riceys ospita un’incredibile avifauna e flora. In primavera, migliaia di orchidee selvatiche di tutti i colori spuntano misteriosamente un po’ ovunque. D’estate, i pettirossi, i cardellini, le capinere, le cinciallegre rispondono, con il loro cinguettio, alle voci degli uomini nelle vigne… La proprietà Alexandre Bonnet agisce concretamente per preservare e sviluppare questa biodiversità scegliendo di non utilizzare né erbicidi né insetticidi, piantando frutteti al limitare delle vigne e realizzando maggesi fioriti per le api.
La vigna cresce anche nel cuore degli uomini
Durante la Rivoluzione, Les Riceys, che produceva un rosé molto apprezzato, era il secondo comune più popolato del dipartimento dell’Aube. Alla fine del XIX secolo, i danni causati dall’invasione della fillossera accelerarono l’esodo rurale. “Non è il vignaiolo ad abbandonare la vigna. È la vigna che abbandona il vignaiolo.”, si diceva all’epoca.
Il coraggio, la solidarietà e la tenacia degli abitanti dell’Aube, che nel 1911 si ribellarono per ottenere la denominazione Champagne, concessa finalmente nel 1927, sono gli stessi che hanno permesso a Les Riceys di diventare, con i suoi 844 ettari, il più grande terroir di tutta la Champagne. È in questa storia che la proprietà Alexandre Bonnet affonda le sue radici. Già nel 1934, Lucien Noble, il nonno materno, coltivava le sue prime viti. La sua passione si è trasmessa attraverso le generazioni fino al 1970, quando René, Serge e Alain Bonnet hanno creato la proprietà Alexandre Bonnet. Oggi, la squadra, federata intorno ad Arbaud Fabre, perpetua l’impegno collettivo dei vignaioli di Les Riceys di valorizzare questo terroir eccezionale.
“Come gli chef con i loro piatti, si dice che i vini siano il riflesso della persona che li produce. Sono soprattutto il riflesso del vigneto, l’espressione diretta del vitigno o della parcella nella bottiglia. In questo lavoro, personale e collettivo al tempo stesso, sono sempre rimasto umile nei confronti della natura, come un contadino. Faccio del mio meglio per esprimere l’essenza del terroir, ma alla fine è la natura a decidere quasi tutto!”
Alain Pailley, Enologo e Capocantina della proprietà dal 1985 (dopo Serge Bonnet), nato a Dienville da genitori agricoltori, si è formato a Digione.
Da sinistra a destra : :
Couëny Walczak - Sébastien Jojot - Nicolas Dolat - Alain Hezard - Tony Morais - Thomas Remy - Samuel Farinet - Giani Encinas - Antoine Collot - Maxime Auguste - Nathan Colle
Lorina Magalhaes- Florence Simon-Ladevez - Marine Josselin - Isabelle Rigoureau - Franck Chatelain - Jean-Philippe Almeida - Philippe Jessionesse - Alain Pailley - Jason Aubry - Denis Sordoillet - Etienne Michelin - Isabelle Sicot - Aymeric Berthelot
Jean-Jacques Durand - Olivier Joffrain - Eric Authesserre - Evelyne Noris - Arnaud Fabre - Catherine Brozyna - Marie-France Sordoillet - Romain Lamoureux - Raphaël Bernard - Arnaud Troadec - Rodrigue Plaît
Jérome Auguste - Didier Mélé - Virginie Damey - Estelle Sonzogno - Crystale Petit - Caroline Lamoureux - Camille Markarian - Frédéric Sonzogno - Irvin Charpentier - Florian Maxe